Che cosa si intende quando si parla di Pet Therapy? Detta anche zooterapia, la Pet Therapy è una co-terapia basata sui benefici apportati dalla compagnia di un animale. Benefici che si manifestano sia a livello psicologico-emotivo che cognitivo-comportamentale, con conseguenze anche sul piano fisico. In parole povere, la presenza degli animali suscita benessere. Bella scoperta? In realtà è proprio così.

Era il 1950 quando lo psicoterapeuta Boris Levinson si accorse dell’effetto benefico che il suo cane esercitava sui suoi pazienti. Dieci anni dopo, la Pet Therapy da lui teorizzata ha iniziato il suo lungo percorso, fino alla fondazione della Delta Society in Australia del 1997. Il risultato è una rete a livello internazionale di assistenza e iniziative basate sullo sviluppo di fiducia, affetto e reciprocità tra l’uomo e l’animale.

In quali casi può giovare la Pet Therapy?

Come è facile immaginare, questo tipo di terapia ausiliaria è di aiuto in numerose situazioni. Ad esempio si ricorre alla Pet Therapy per attenuare la depressione, per contrastare l’ansia, ma anche per supporto a chi tenta di uscire dalla tossicodipendenza. Tuttavia bisogna distinguere tra diverse tipologie d’intervento. L’attività svolta con l’ausilio di animali (AAA) mira al miglioramento della qualità della vita, soprattutto nel caso di anziani, bambini o malati terminali. Per esempio, attraverso incontri periodici con gli animali all’interno di ospedali e case di cura.

Nella terapia assistita con animali (AAT) l’obiettivo è invece il miglioramento di problematiche cognitive, sociali e comportamentali. Dall’autismo all’iperattività, passando per le fobie, sempre in concomitanza con altri percorsi terapeutici.

Quali animali si utilizzano nella Pet Therapy?

La scelta dell’animale con cui intraprendere la terapia è tutt’altro che banale. Molto dipende dal caso specifico: per esempio quando è presente una predilezione o una fobia verso un certo tipo di animale. Anche taglia e dimensioni giocano a volte un ruolo importante. In generale gli animali più utilizzati sono cani, gatti, uccelli e conigli. Esistono Pet Therapy che coinvolgono anche cavalli, asini o delfini, secondo le modalità di svolgimento e l’obbiettivo terapeutico. Il principio che li accomuna è la relazione con un essere vivente che non giudica ed è pronto a interagire. Un percorso che stimola la socializzazione, la sensibilità, il contatto fisico e l’autostima.

Come diventare istruttore di Pet Therapy?

Diventare Pet Therapist è un percorso che richiede studio e applicazione. Innanzitutto è bene ricordare che dietro la terapia c’è sempre il lavoro congiunto di un team di specialisti. Dallo psicologo al medico, dal veterinario specializzato all’istruttore. Anche gli animali scelti devono rispondere a precise attitudini caratteriali e fisiche e sono regolarmente sottoposti a controlli. Inoltre è essenziale il rapporto che si instaura tra l’animale e il suo conduttore. Per diventare Pet Therapist esistono corsi di formazione appositi, seguiti da un tirocinio e dal conseguimento di un attestato. Alcune università italiane, come Pisa, Milano, Torino o Genova, permettono di conseguire anche Master di primo e secondo livello.

 

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