Anche per i cani ormai la cicogna fa viaggi internazionali portando in Italia chi cerca una famiglia che si prenda cura di loro.
Domenica 26 maggio sono arrivati in 17, 14 galgos, 1 podenco, 1 pincher e 1 breton, trasportati dell’Associazione Galgo Libre con sede a Sevilla, che ogni mese e mezzo in media fa la spola tra Spagna e Italia per regalare gioia ai cani e ai loro nuovi padroni. Valkiria, Isabel, Lotus, Tsu’tey, Hawaii, Luca, Simon, Reina, Anna Bolena, Thabita, Ludovica, Gruyere, Jadis, Gilda, Ava Gardner, Karla, Jim Clark ecco i nomi dei fortunati che Luca Ugo Casati, Presidente, si diverte ad assegnare loro guardandoli negli occhi e cercando l’ultimo bagliore di speranza che lui con l’aiuto di tutti i volontari cercano di far risplendere di nuovo.
Le Associazioni che si occupano del recupero e dell’adozione.
I numeri del “fenomeno galgos” sono purtroppo altissimi e le associazioni che se ne occupano fanno il possibile. Una di queste è appunto l’Associazione Galgo Libre nata dall’amore per questi cani di Luca Ugo Casati e di Chiara Ferrero. L’associazione opera in Spagna in Andalucia per la precisione dove il fenomeno legato allo sfruttamento, al maltrattamento e all’abbandono dei galgos è purtroppo molto diffuso. I galgos, ossia i levrieri spagnoli, sono chiamati i “figli del vento” ma quella che sembra un’espressione poetica purtroppo si è trasformata in una condanna. Impiegati nella caccia alla lepre ma anche nelle competizioni, sono sfruttati, maltrattati e infine buttati via alla fine della loro “carriera”.
Il percorso di recupero e di adozione
Galgo Libre si occupa di recuperare i cani direttamente nelle perrere, i canili spagnoli in cui i cani possono restare al massimo per 31 giorni a volte anche solo 10, dando priorità a quelli in lista soppressione o intervenendo su segnalazioni per cani abbandonati o che versano in situazioni disperate. I cani accolti nel rifugio che viene gestito in Spagna sono poi sottoposti alle cure necessarie, alla profilassi, a sterilizzazione e tracciatura. Ma il percorso di questi cani passa anche e soprattutto per il loro recupero emotivo spesso più difficile di quello fisico. Dopo essere tornati alla vita comincia poi per loro e soprattutto per chi se ne prende cura il percorso di adozione. L’associazione conta sulle pagine facebook e instagram, sul passaparola degli associati e degli adottanti per far conoscere i cani che sono stati giudicati idonei all’inserimento in famiglia e una volta presi i primi contatti e superata la visita di pre-affido da parte di un volontario incaricato comincia il conto alla rovescia per il premio più ambito: un posto sul divano in una casa confortevole e piena d’amore.
Ogni arrivo si trasforma sempre in una grande festa e questa volta non è stato da meno.
Oltre 100 partecipanti tra famiglie in attesa, sostenitori che hanno già adottato e volontari tutti rigorosamente accompagnati dai loro cani in tutto 117. Per l’occasione un grande pranzo con l’immancabile paella cucinata ad arte da Paloma e suo marito che gestiscono il rifugio in Spagna e che accompagnano con il loro furgone i cani in Italia.
Ma adottare non è l’unico modo di aiutare.
“L’attività di cura e recupero non riceve alcuna sovvenzione, si autofinanzia attraverso raccolta fondi tramite eventi e libere donazioni” sottolinea Luca Ugo Casati. Chi non può adottare un cane può dare comunque il proprio contributo sostenendo ad esempio le spese di riscatto o sottoscrivendo, tutta o in parte, la quota mensile di sostentamento di uno degli ospiti del rifugio fino alla sua adozione. Tutti sforzi che vengono ripagati in un solo istante, quello in cui gli occhi pieni di amore e gratitudine di uno di questi cani incontrano quelli di chi ha deciso di regalare loro un futuro degno di un “figlio del vento”.